Chi nomina chiama e qualcuno accorre, senza spiegazioni, al luogo dove il suo nome lo sta chiamando. Quando questo accade, si ha il diritto di credere che nessuno se ne va del tutto finché non muoia la parola che, chiamandolo, lo fa ritornare.
Edoardo Galeano
In un trattato iraniano del quindicesimo secolo dedicato alle arti dello spettacolo, sull’arte dei raccontatori è scritto: …se ti domandano qual è l’origine di quest’arte, rispondi che è la sapienza e che colui che sa ignora, allorché comincia la narrazione, come la condurrà; se ti domandano come finisce una narrazione, rispondi: con la conquista dei cuori…
Lo spettacolo narra la storia di due giovani, Taborre e Maddalena, che la sorte ha destinato a vite diverse. Fuggono dal loro impossibile amore e trovano rifugio in una radura del Gargano, presso la casa di un vecchio pastore che l’uomo ha costruito intorno a un albero di pere. Nell’incontro silenzioso dei tre, l’uomo offre ai due ragazzi un frutto poi, piantati i semi raccolti per tutta la sua vita, comincia la narrazione. E racconta loro la storia di un re d’un epoca lontana che aveva tre figli e un grande giardino con, al centro, un albero di pere…
Il lavoro nasce dall’incontro di un attore e un musicista che, ritrovatisi intorno ad una tavola imbandita con cibi semplici, un piatto di grano cotto con il pomodoro, del pane, un bicchiere di “mieru”, pecorino e pere, hanno cominciato a raccontarsi. E le storie sono nate dai suoni piccoli della tavola: il suono delle posate nei piatti, il gorgoglio del vino che cade nel bicchiere, il tintinnio dei bicchieri che s’incontrano nel brindisi… per diventare musica e parole. Perché così nascono le storie: intorno a un tavolo, con i suoni e le parole semplici di chi si ritrova a condividere una cena, un pasto.
Raccontare storie è arte antica e necessità profonda dell’essere umano. Dare forma di storia all’esperienza vissuta, per comprendere e dare ordine a quanto accade, conservarne la memoria, creare un senso di appartenenza. E se le parole per narrare non bastano, allora saranno i gesti, gli sguardi, i suoni, la musica a raccontare la paura, lo stupore, il coraggio, la conquista, l’amore.
Appuntamento a mercoledì 1 agosto, alle ore 21.00 nel Chiostro Carmine a Martina Franca
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