La questione Ilva mette in luce tutte le contraddizioni di un modo di fare (politico, economico, sociale, giornalistico, sindacale) che rimanda troppo spesso la soluzione del problema a domani occupandosi oggi di tamponare i sintomi e mai, mai, di andare alle cause. Una scelta di prospettiva che alla lunga crea conseguenze di non poco conto. Come tumori e leucemie a Taranto, per esempi, oppure come l’abbattimento di interi greggi di pecore perchè contaminate dalla diossina.
Si leggeva sul Corriere del Giorno del 15 ottobre 2009:
La diossina è arrivata nei pollai di Martina Franca. Dopo la città di Taranto anche la provincia. Si allarga ulteriormente la contaminazione. Siamo fortemente preoccupati. Il Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto ha ampliato il raggio di ricerca della diossina negli alimenti e trova nuove soprese “avvelenate”. Dalla diossina nel latte, nel formaggio e nelle carni di pecora e capra, si passa ora alla diossina nelle uova e, come è ipotizzabile, anche nelle galline.
Valori più alti della media erano stati trovati in un allevamento di uova in contrada Guardarello, verso San Paolo. Il sindaco Palazzo allora fece una formale richiesta al Dipartimento Prevenzione dell’Asl. Così scriveva Lo Stradone:
Intanto il sindaco Franco Palazzo ha inviato ieri mattina una nota al dirigente del dipartimento di prevenzione Asl di Martina Franca, in cui Palazzo scrive: “Ho appreso dalla stampa di una situazione di possibile allarme per la comunità, riguardo alla presenza di diossina, che sarebbe stata riscontrata in alimenti prodotti nel nostro territorio. Le chiedo – conclude – di informarmi al più presto in proposito, anche nell’eventualità di provvedimenti da prendere”.
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