Il Tribunale del riesame ha confermato il sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva, al fine di poter fare le opere di ambientalizzazione necessarie. La scelta ha generato reazioni diverse. Da una parte c’è chi si aspettava che la magistratura tirasse la spina e che da domani i camini dell‘Ilva cessassero di emettere fumi, dall’altra c’è chi ha apprezzato la decisione. Come Nichi Vendola che ha dichiarato: “Oggi c’è un elemento maggiore di serenità ma contemporaneamente anche un elemento maggiore di responsabilità. E’ una sfida importante per Ilva, ha un valore tarantino, pugliese e nazionale. Certo da questo momento in poi, si potrà lavorare forse con più tranquillità nel cuore di decine di migliaia di lavoratori, ma per noi sicuramente con ancora più serietà. Nessuno può pensare che siamo di fronte ad un giochino di società. Siamo dentro un passaggio storico e dobbiamo essere in grado di interrpretare al meglio il nostro ruolo“.
Si sequestra per imporre il cambiamento, si mettono i sigilli per costringere l’azienda a fare il proprio dovere. Sarebbe stato troppo facile, infatti, chiudere e basta. Bisogna salvaguardare il lavoro, anche, che non è assolutamente diviso o in contraddizione con la salute.
Continua Vendola: “Noi pensiamoche l’Ilva debba portare sulle proprie spalle la responsabilità di dare risposte precise, chiare e forti. Oggi l’Ilva ha questa responsabilità interamente sulle proprie spalle, restituendole l’onere di dimostare che una grande fabbrica e una grande città possono convivere“.
A parte c’è la vicenda dei domiciliari, confermati per Riva padre e figlio e per Capogrosso. Scarcerati i capiarea.
Si attendono invece dichiarazioni in merito alle intercettazioni che coinvolgono il consigliere regionale Donato Pentassuglia (http://www.lavocedimanduria.it/wp/archina-nellufficio-di-pentassuglia-dobbiamo-distruggere-assennato.html)
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