Spiagge d'Autore: grande entusiasmo per Francesco Baccini

Ieri, lunedì 27 agosto, alle ore 19.00, nel chiostro di San Domenico, si è svolto il penultimo appuntamento di “Spiagge d’Autore” a Martina Franca. Ospiti della serata sono stati il cantautore Francesco Baccini e l’attrice Giorgia Wurth coordinati dal regista Cosimo Damato.

Giorgia Wurth chiarisce subito che la serata è dedicata a Francesco e che lei ha voluto esserci solo per la grande amicizia che li lega. Difatti la serata sarà incentrata sui racconti del cantautore genovese che, con la sua ironia, ha divertito e commosso, nella giusta misura, il folto pubblico presente.

A 14 anni mi ruppi una gamba – inizia a raccontare Francesco – così fui costretto a passare diversi mesi in un letto con la sola compagnia di un po’ di libri e di un giradischi. Un mio cugino più grande mi portò dischi di Tenco e di De André. E fui illuminato“.

Ebbi la fortuna di conoscere e frequentare Fabrizio De Andrè per molti anni – continua il cantautore genovese –  e non era facile frequentare De Andrè. Per me è stata una grande fortuna, oltre che un onore. La prima volta che lo incontrai – racconta Francesco – ero in un locale a presentare il mio primo disco. Nelle ultime file riconobbi una figura molto simile a quella di Fabrizio, ma non ci feci caso e continuai a suonare. Dopo un pò scorsi, di fianco a quella figura, una donna piccola e bionda molto simile a Dori Ghezzi, ma continuai a suonare. Finito il mini-concerto di presentazione si avvicina il mio produttore, sbiancato, che mi dice: “Vieni che Fabrizio De Andrè vuole conoscerti“. Da quel giorno i due iniziarono a frequentarsi e a collaborare incidendo qualche pezzo insieme come “Genova blues“.

Entrambi genovesi, entrambi presi da questo amore e odio per la città. Uno vive a Milano da 20 anni e l’altro visse i suoi ultimi anni in Sardegna. Baccini spiega così questo amore e odio verso Genova: “quando sei lontano pensi a tutte le cose belle che ti mancano, quando poi torni ti ritrovi tutte le cose brutte che avevi lasciato e che ti avevano fatto andar via. Ci sono genovesi – continua Baccini – che nascono e muoiono a genova, non spostandosi mai, ci sono genovesi che partono e che non ritornano più, vedi Colombo, e genovesi che partono e che ritornano ogni tanto“.

Poi si arriva a Tenco e l’atmosfera cambia: “Erano anni – dice Baccini – che mi girava per la testa l’idea di cantare i brani di Tenco, soprattutto quelli meno conosciuti. Perché di Luigi si ricordano spesso le canzoni d’amore, ma quelle che trattano di temi sociali o quelle più ironiche (davvero quasi dimenticate) sono così attuali che sembrano scritte ieri“. 

Nonostante qualche problema con il microfono e un piano che sembra non soddisfare totalmente il cantautore, unica è l’esecuzione di “Vedrai Vedrai” di Luigi Tenco, la loro voce molto simile sembra poter placare anche il vento e il freddo, lasciando sulla pelle solo uno strascico di brividi.

Escono fuori aneddoti di Tenco e delle sue partecipazioni al Festival di Sanremo, come il caso di “Ciao amore ciao” che aveva in realtà un testo differente, cambiato da Tenco per adattarlo alle necessità del Festival. La canzone si intitolava “Li vidi tornare“, era un brano contro la guerra in cui un bambino vedeva passare un gruppo di soldati, molto probabilmente partigiani,  che partivano per il fronte e che non avrebbero mai più fatto ritorno, se non nei sogni del fanciullo. Il ritornello, tanto criticato, probabilmente era anche assente in una primissima versione, ma comunque in “Li vidi tornare” era ben legato alla storia, essendo il canto corale dei soldati che marciavano.

La serata si conclude con Giorgia Wurth e la lettura del testo della canzone di Tenco “Cara Maestra“, e con l’esecuzione al piano della canzone di De Andrè “La ballata dell’amore cieco“, cantata da Baccini nell’album Amico Fragile.

Si conclude così l’incontro, molti gli applausi per Baccini e per il suo incredibile personaggio.

Un battito di mani va però rivolto a chi ha fatto la storia della musica italiana senza rendersene nemmeno conto, un plauso a Fabrizio De Andrè e a Luigi Tenco: uomini, poeti, artisti che avremmo voluto ancora vedere in concerto, vivere, ascoltare…personaggi che vorremmo non morissero mai. Il lavoro di Baccini è questo, mantenerli vivi e farci credere che un altro mondo sia possibile.

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