Avete mai visto Taranto?

Una vista del golfo di Taranto dalle Pianelle

Avete mai visto Taranto? L’avete mai vista davvero, intendiamo? Scendere lungo la statale 172, superare San Paolo e le varie cliniche, la curva che una volta si chiamava “della morte” e la discesa misteriosa che fa camminare la macchina in salita.

L’avete mai vista dopo la curva? Avete mai visto il Golfo di Taranto?

In questi giorni, probabilmente a causa del maestrale che tanto fa penare gli abitanti dei Tamburi, oppure perchè è vero che la produzione dell’area a caldo è stata fermata, nonostante dicano il contrario operai e dirigenti, Taranto appare meravigliosamente sullo sfondo, dalla litoranea fino ad oltre l’Ilva: il porto, i cantieri navali, l’isola e il ponte di pietra e il ponte girevole, le gru dell’Evergreen. Una vista quasi infinita, i cui colori sono vivi e densi, lontani dalla solita cappa di grigiastra che da sempre, da che ci ricordiamo, ha avvolto Taranto.

Sarà un caso, sarà il vento, ma in questi giorni Taranto appare più bella che mai.

Per questo non si può evitare di riflettere sul ruolo dell’industria pesante in un territorio che rischia quasi di scomparire sotto il suo peso, di una popolazione il cui immaginario è talmente atrofizzato dai fumi e dalle ciminiere da non vedere oltre l’acciaio, le colate e le montagne di minerale. Non è scegliere l’ambiente e la salute invece che il lavoro, ma semplicemente la necessità di vedere oltre l’acciaio, di immaginare un futuro in cui i camini non faranno più ombra.

L’Ilva non è necessaria. Questa deve essere una certezza, una consapevolezza. L’Ilva deve essere superata da scelte precise, politiche, strategiche che vadano oltre l’Autorizzazione Integrata Ambientale, oltre il sindacalismo che distingue tra operai e esseri umani, oltre il sensazionalismo spicciolo di una certa stampa che si accorge solo ora che il vento riempie le case di polvere di ferro.

Bisogna avere il coraggio di guardare oltre, e un cielo così lindo finalmente lo permette.

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