La conferenza stampa di oggi, il cui argomento è stato tenuto quasi segreto fino all’ultimo momento, potrebbe essere considerata l’inizio ufficiale di una collaborazione dei comuni della Valle d’Itria (geografica): Martina Franca, Alberobello, Cisternino, Locorotondo. Può anche essere considerata l’inizio di un lavoro politico che avrà come obiettivo quello di rimettere Martina Franca all’interno dei discorsi che finora l’hanno vista, se non esclusa, quanto meno ricoprire un ruolo di scarso rilievo (vedi Area Vasta).
Il pretesto dell’incontro è l’urbanistica, ovvero la possibilità di costruire e ampliare le costruzioni in Valle d’Itria. Un argomento importante perchè riguarda il turismo, quindi la possibilità di migliorare o ampliare gli edifici dedicati alla ricettività, quindi l’economia, ma anche ambiente e territorio, oltre alla possibilità di intervenire su quella che per tanti (il 50% secondo il documento dei sindaci) è la prima casa (se questo è vero per Locorotondo, è un dato assolutamente falso per Martina Franca).
Tutto parte dal PUTT, il Piano Urbanistico Territoriale Tematico, redatto nel 2000, che divide la Puglia in diverse aree che secondo il legislatore, dovrebbero contenere elementi di omogeneità. Una di queste è la Valle d’Itria, che parte da Polignano a Mare e arriva a Carovigno. Ovviamente la divisione è avvenuta attraverso criteri politici e non storici o geografici, considerando, ad esempio, che la vera Valle d’Itria è la depressione carsica che si trova tra Martina Franca, Locorotondo e Cisternino, ma che la consuetudine ha individuato come il territorio in cui ci sono i famosi trulli. Senza divagare, il PUTT prevede che i territori, le commissioni paesaggistiche avrebbero dovuto redigere un sottopiano, una sorta di regolamento applicativo per le norme che il Piano Urbanistico regionale individuava. Nessun comune l’ha fatto, tanto che la regione ha inviato, questa primavera, un documento chiamato:
“Indirizzi per la gestione delle trasformazioni antropiche nell’ambito della “Valle dei Trulli””.
Nel documento, si può leggere che, nonostante l’assenza del sottopiano, la Regione indica quali possono essere le modifiche urbanistiche che si possono fare in Valle d’Itria che non tolgano valore al territorio. La prima cosa da fare, ovviamente, è non costruire, non ampliare, ma rispettare il paesaggio.
I sindaci, punti sull’edilizia, il “motore dell’economia”, con “tremila imprese” sparse nel territorio secondo il sindaco Tommaso Scatigna, si muovono, si incontrano e si mettono insieme e stilano un documento in cui fanno notare alla Regione che
Il classico clichè della visione del trullo rurale come ricovero agricolo è obsoleto ed anacronistico nè tale fase storica può essere riproposta o conservata come si trattasse di un “museo sparso”; sarebbe troppo costoso per la comunità, limitativo per i proprietari e fruitori e non più appetibile per gli investitori esteri
Ovvero: in Valle d’Itria si deve costruire, anche le piscine, come ha sottolineato il sindaco Baccaro durante la conferenza stampa. Ma vi preghiamo di attendere la pubblicazione di entrambi i documenti, in modo da potervi fare un’idea
Da un punto di vista politico invece, la possibilità di allargare le strette maglie che la Regione Puglia ha messo a tutela della Valle d’Itria significa poter prevenire i fenomeni di abusivismo edilizio, che della Valle hanno fatto rimanere ben poco.
Effettivamente servirebbe, come sempre, un approccio laico al problema, prendendo coscienza che l’arcadia non esiste più e che c’è bisogno di svecchiare le leggi, ma per farlo, ci auguriamo, serve un’idea di territorio. Va bene lavorare insieme, salire tutti sulla stessa macchina, ma è necessario decidere dove andare. Se Alberobello, come ha dichiarato da Longo, incentiva la piccola agricoltura, cosa fa Martina Franca?
Franco Ancona è l’unico ad aver risposto alla nostra domanda sull’idea di Valle d’Itria, con una risposta che riteniamo condivisibile: “Bisogna ripartire dai prodotti e dai servizi, dalle omogeneità territoriali“. Gli altri sindaci hanno soprasseduto alla domanda che in realtà avrebbe dovuto fornirci la cornice di senso del documento comune.
Il dato di fatto però è la volontà di lavorare insieme, di creare un fronte comune capace di fornire risposte immediate, efficaci e eque. Ma prima, ci auguriamo, faranno bene a decidere cosa vogliono fare da grandi, perchè non è chiarissimo se si potranno costruire o meno altre pompe di benzina a forma di trullo.
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