I dati parlano chiaro. A Martina Franca ci sono, in percentuale, più disoccupati che in tutta la provincia di Taranto. Basta prendere i dati forniti dai Centri per l’impiego e si può avere chiara la situazione. I dati della disoccupazione a Martina Franca sono un punto più alti della media provinciale e ben tre punti della media nazionale (i dati ISTAT si fermano però a giugno).
In Italia la percentuale dei disoccupati è del 10%, in provincia di Taranto si arriva al 12%, a Martina Franca si supera il 13%.
Vuol dire che stiamo peggio, in valori assoluti, ma nella realtà no, perchè il nostro paese conserva ancora caratteristiche che ci permettono di sostenere il peso della crisi: relazioni stabili e reti sociali capaci di attutire.
Ma per quanto ancora?
Se prendiamo i dati, possiamo vedere che la popolazione considerata attiva a Martina Franca è di 20.357 unità, ovvero il 40% della popolazione totale. La popolazione attiva è la somma tra gli occupati, i disoccupati e coloro che non hanno mai lavorato. La percentuale, meno della metà della popolazione, in qualche maniera dimostra che la maggiorparte dei cittadini vivono grazie al lavoro di altri. I dati, ovviamente, non sono definitivi, assoluti, perchè fanno riferimento ai numeri dei Centri per l’Impiego, e non all’universo mondo. Ma il dato è significativo e bisogna tenerlo in considerazione, soprattutto perché su questo si devono basare politiche sociali capaci di gestire il peso della popolazione inattiva, bambini e pensionati, offrendo servizi e progetti.
Tornando ai dati sulla disoccupazione, Martina Franca appare più colpita dalla crisi, rispetto all’intera provincia, probabilmente perché nel suo territorio insistevano parecchie industrie che ormai sono chiuse. A differenza degli altri settori, la produzione manifatturiera ha visto le più importanti perdite, radendo al suo suolo il tessuto (è il caso di dire) economico di Martina Franca. Il trend, riportato nelle immagini, riguarda i dati dei primi otto mesi dell’anno, in cui si può vedere un leggero miglioramento all’inizio dell’estate, probabilmente dovuto alla stagione estiva e ai lavori stagionali.
A parte i numeri, che permettono di avere un quadro sintetico della situazione, è il caso di non dimenticare che dietro ogni cifra si nasconde una persona, con la sua storia, le sue relazioni, la sua vita. Affrontare la crisi con la calcolatrice, con sottrazioni e divisioni, non può che portare a soluzioni tampone. Quello che serve, veramente, è un nuovo pensiero, una visione strategica della città, e del territorio, capace anche di uscire da vecchie logiche.
Altrimenti non sarebbe possibile affrontare la questione dei disoccupati che hanno più di 55 anni, licenziati da aziende in crisi, messi in mezzo alla strada per qualsiasi motivo, troppo vecchi per formarsi ad un nuovo lavoro, troppo giovani per la pensione. Nella provincia di Taranto ci sono oltre 9.000 persone disoccupate che hanno più di 55 anni. Un dramma per chi alle soglie di una pensione che si allontana sempre di più, vede cedersi il terreno sotto i piedi, perdere il lavoro e trovarsi tra le mani nulla.
Ecco perchè la politica, anche a livello locale, deve fare lo sforzo di non essere conservativa, in particolare nei confronti degli antichi privilegi, delle amicizie, di chi promette consenso, ma deve rivoluzionare il modo di porsi, esponendosi al rischio di rompere un schema che ormai è finito. Il peso, sulla società, di chi non lavora, sia bambino, pensionato o disoccupato, sta diventando quasi asfissiante e proprio per questo servono, urgentemente, politiche per il lavoro che favoriscano le opportunità e politiche sociali capaci di garantire i migliori servizi a tutti coloro che ne hanno bisogno.
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