Questo potrebbe sembrare un editoriale, un articolo di spalla in cui il direttore pontifica su quanto accade, dettando la linea ai collaboratori, lanciando segnali agli amici e ai nemici. Invece è una sorta di sfogo, un racconto di mezz’ora di delirio mediatico accaduto ieri sera, intorno all’ora di cena, quando da una parte c’era Ballarò con la Polverini, endorser storica del programma, e dall’altra una manifestazione imponente a Madrid contro i tagli, con il rischio che la zona del Congresso diventasse la prima Piazza Tahrir d’Europa.
La concomitanza dei due eventi è sembrata quanto meno collegata perchè era evidente che i mezzi che diffondevano le notizie, la televisione per la Polverini e la rete per le proteste, ieri sera hanno davvero rappresentato il messaggio (abusando di McLuhan). Ovvero: la Polverini era la segretaria generale dell’Ugl, un sindacato di destra (!) praticamente sconosciuto che ha fatto la sua comparsa proprio a Ballarò e a Ballarò è cresciuta e si è fatta conoscere in tutta l’Italia, fino alla candidatura, dopo le dimissioni di Marrazzo. La televisione, che è il mezzo antidemocratico per antonomasia, perchè la comunicazione è a senso unico, ha prodotto la Polverini, un mostro della politica italiana, che ha l’ardire di sostenere di essere libera perchè ha incarichi istituzionali, e quindi di poter parlare, come se essere governatrice del Lazio, quindi eletta, prima inter pares, scelta dai cittadini, quindi di essi rappresentante, le impedisse di dire quello che accadeva, al contrario invece di essere la prima, parlando, a tutelare gli interessi della comunità. Paradossi italiani? Non proprio, perchè l’elezione di solito sancisce ormai uno status quasi regale, in cui i doveri diminuiscono ma aumentano i privilegi (letteralmente: senza regole). E scompare, a quanto pare, anche la vergogna, in un vortice bulimico di potere e denaro.
Prendiamo il caso dell’arresto del Direttore delle Poste del Senato. Se spacciava, come ritengono gli inquirenti, ci aspettiamo di sapere a chi, considerando la posizione strategica che ricopriva.
E andiamo in Spagna, quindi, perchè mentre la Polverini, abbronzata ma senza trucco, a dimostrare di essere triste, “una di noi”, a Madrid centinaia di migliaia di persone scendevano in strada per protestare contro i tagli allo stato sociale. Una notizia troppo frettolosamente descritta come “scontri tra manifestanti e polizia, arresti e feriti”, quando in realtà è la quintessenza della democrazia: il popolo che scende in strada a dimostrare di non gradire più i propri governanti. Per i re c’erano le ghigliottine, ma per gli eletti ci sono le molto più comode dimissioni. La notizia ha fatto il giro del mondo, ma solo in rete però, rimbalzata da siti di informazione alternativi, blog e social network, aggirando la censura scientificamente programmata del sistema televisivo nazionale italiano, in cui gente come la Polverini ha il diritto ancora di parlare, invece di stare buona buona zitta zitta a casa a meditare (ma non solo la Polverini, con cui ci scusiamo, semmai leggerà, per la veemenza, ma è solo un esempio). La rete parla di noi e parla con noi, mentre la televisione parla a noi. La differenza è quello scarto tra democrazia reale e dittatura soft, tra consenso e obbedienza.
La domanda che dovremmo porci ora è: quanto ancora perché arrivi in Italia il vento spagnolo?
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