Ostuni, lettera aperta della associazioni cattoliche: "il Crocifisso non né di destra, né di sinistra, né di centro"

Innanzitutto diciamo chi siamo. Siamo donne e uomini che, attraverso l’impegno culturale e sociale, esprimono l’amore alla Città e a coloro che in essa vivono, pensosi degli orientamenti, delle scelte, della vita e del futuro della Comunità cittadina nel suo complesso, a partire dalla realtà storica e quotidiana del nostro vivere. Perciò ci rivolgiamo a voi tutti Amministratori della città, con l’intento di vivere insieme una cittadinanza partecipata, consapevole e responsabile, che pone alcune domande e avanza qualche proposta.

Noi pensiamo che ogni Istituzione, da quella familiare a quella amministrativa, scolastica, ecclesiale o associativa, debba proporre con le parole, i gesti e le scelte, senso etico, sobrietà, legalità, appartenenza alla comunità. Viviamo un tempo in cui la fatica del vivere è notevole e non solo dal punto di vista economico, in cui la solitudine è diffusa, il desiderio di solidarietà è forte e il bisogno di avere risposte concrete e coinvolgenti è ogni giorno più urgente.

Perciò riteniamo che per andare incontro ai bisogni primari di casa, lavoro, condivisione, apertura alla speranza occorre porre al centro di ogni pensiero e azione, la persona, prima dei simboli, in tutte le sue componenti di intelligenza, volontà, fisicità, sentimento e spiritualità, adoperandosi con fermezza e senza distrazioni.

L’ideologia da assecondare, oltre a quella che ogni persona può avere e che è degna di rispetto, è l’ideologia a favore dell’uomo, cioè quella che non esclude alcuna delle componenti che lo caratterizzano ma ne favorisce lo sviluppo, sì da consentire a ciascuno di vivere in pienezza la sua vicenda umana.

Il filosofo francese Paul Ricoeur ci ricorda che “la persona umana è l’auspicio di una vita compiuta, vissuta con gli altri e per gli altri, all’interno di istituzioni giuste.”

Così potremmo indicare anche ai giovani itinerari educativi, confortati da testimonianze di vita, dentro un orizzonte culturale che non esclude, ma include esperienze, tradizioni, fondamenti della Storia e del proprio vissuto.

Ci sentiamo in tal modo in linea anche con quanto ha affermato la Conferenza Episcopale italiana: “La presenza dei simboli religiosi e in particolare della Croce, (…) non si traduce in un’imposizione e non ha valore di esclusione, ma esprime una tradizione che tutti conoscono e riconoscono nel suo alto valore spirituale e come segno di un’identità aperta al dialogo con ogni uomo di buona volontà, di sostegno a favore dei bisognosi e dei sofferenti, senza distinzione di fede, etnia o nazionalità”.

Siamo convinti che il senso religioso non sia un museo in cui si può togliere o aggiungere qualunque cosa, ma un giardino da coltivare, perché tutti ne ammirino la bellezza e godano degli effetti umanizzanti e socialmente importanti che produce e che, per il significato che si attribuisce al Crocifisso, non possa essere appannaggio di alcun partito di destra, di sinistra o di centro.

Il nostro augurio infine è che accanto all’impegno finora profuso, ve ne sia ancora altro, affinché tutti insieme possiamo crescere, nel rispetto di ciascuno e in armonia, quell’armonia che aggiunge calore e colore alle bellezze che la natura ha donato a piene mani alla nostra Terra.

Lettera Aperta Pervenuta alla Nostra Redazione da Parte di: 

Lucia Grassi (Centro di cultura “Donato Cirignola”), Teresa Legrottaglie (Biblioteca Diocesana “L. Ferrigno”), Lucia Marseglia (AIMC), Teresa Lococciolo (UCIIM), Franca Tanzarella (Il Gabbiano), Miria Barriera (Banca del Tempo), Piero Lacorte e Gianmichele Pavone (MEIC), Felice e Rosanna Prete (associazione Incontro Matrimoniale) Ferdinando Sallustio (“Lo Scudo”).

 

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