Protestano i commercianti in tutta Italia per la pressione fiscale e il calo dei consumi. Protestano e chiedono alla politica azioni certe e capaci di rilanciare i redditi.
Stasera, quindi, luci spente nei negozi che aderiscono all’iniziativa dell’Associazione dei Commercianti.
I dati che fornisce l’Ascom tarantina tracciano un profilo economico della provincia jonica in cui le imprese commerciali sembrano le più deboli. A partire dal tasso di disoccupazione, che passa dal 2007 al 2011 dal 10,6% all’11,1%. è il saldo della natalità delle imprese a chiarire la situazione in cui si muove l’economia.
Anche se il saldo è, in generale, positivo (77 imprese in più a settembre rispetto a gennaio), è il settore del commercio a perdere il maggior numero di soggetti: da gennaio a settembre 2012 hanno chiuso 166 negozi, o attività commerciali.
Roberto Massa, punto di riferimento della Confcommercio di Martina Franca, ci spiega i motivi della protesta: “Sembra che a nessuno interessa il commercio, oggi. Alla grande industria o alle grandi imprese si concedono determinati ammortizzatori sociali, ma al commercio questo non accade“.
I grafici diffusi dalla Confcommercio nazionale, mostrano una pressione fiscale alle stelle e un vistoso calo dei consumi. Due dinamiche che, unite e parallele, colpiscono mortalmente moltissime piccole e medie imprese che non riescono a sostenere i costi. E quindi chiudono.
Mettere al centro l’impresa per tornare a crescere by
Rispetto al 2007 il quadro tracciato dai grafici è un’Italia più povera, che ha perso potere d’acquisto e reddito.
In questo ha contribuito anche, dobbiamo dirlo, uno scarso senso di responsabilità sociale anche della classe dei commercianti, che hanno, alcune volte, approfittato di determinate dinamiche perseguendo un arricchimento personale a scapito del territorio, scegliendo di vendere, ad esempio, marchi contraffatti o merce non di qualità a prezzi spropositati.
A proposito di rilancio, Roberto Massa propone alcune semplici cose: “Il rilancio del Centro Storico, e poi i distretti urbani. Ma servirebbe favorire un’offerta integrata da parte di commercianti, ristoratori e strutture alberghiere“.
Mettersi insieme, quindi.
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