I poliziotti del Commissariato di Ostuni hanno arrestato, ieri, una donna, rea confessa dell’omicidio del marito, avvenuto nel 1998. La donna era stata condannata a tredici anni, ma le fu concessa la detenzione domiciliare finchè la più piccola delle figlie non avesse raggiunto il decimo anno d’età.
L’arrestata compiutamente identificata in R.B, nata a Bari, dopo le formalità di rito, è stata tradotta dagli Agenti del Commissariato della Città Bianca, presso la Casa Circondariale di Lecce, a disposizione della competente Autorità giudiziaria.
La donna si rese protagonista nel 1998 dell’omicidio del marito, Beniamino De Meo, all’epoca dei fatti, 36enne che, stando a quanto riferito dall’arrestata in sede d’arresto, l’avrebbe oppressa per più di 18 anni costringendola a subire diverse forme di violenza all’interno delle mura domestiche.
Proprio al culmine della sopportazione delle vessazioni subite dalla donna e dalle figlie, la stessa decise di neutralizzare il marito, con la complicità della madre e della figlia più grande. Così fu camuffata nel cibo, una potente dose di sonnifero e, una volta fatto addormentare profondamente il marito, questi fu strangolato nel sonno dall’arrestata che gli strinse un cappio intorno al collo, facendosi aiutare dalla figlia maggiore, sino ad ucciderlo.
Il corpo esanime dell’uomo fu trasportato e bruciato in un casolare ad Acquaviva delle Fonti, adibito a deposito di attrezzi agricoli.
A distanza di un anno dall’omicidio la donna ammise le sue colpe e, dopo la celebrazione del processo, fu condannata alla pena di anni 13, mesi 6 e giorni 21 di carcere.
Nel 2014 l’arrestata ottenne dal Tribunale di Sorveglianza di Lecce l’ammissione alla misura della detenzione domiciliare al fine di potersi occupare della figlia minorenne, nata dalla convivenza col nuovo compagno, nativo del foggiano, ma residente in Ostuni.
Il beneficio prevedeva che al compimento del decimo anno di età della bambina, la donna sarebbe dovuta ritornare in carcere per ivi scontare il residuo di pena sino all’anno 2023.
Pertanto nella giornata di ieri, costituente termine finale di scadenza della durata del periodo di ammissione al beneficio di legge della detenzione domiciliare, la donna è stata prelevata dagli operatori del Commissariato ostunese che la traducevano in ufficio per le dovute formalità.
La stessa, all’esito delle incombenze di rito, veniva tradotta presso il carcere di Lecce per ivi rimanervi a disposizione dell’Autoritá giudiziaria.
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