L’evento che coinvolge l’avvocato Gianfranco Amato è stato organizzato da un gruppo whatsapp di martinesi che si chiama “Medjugorje per la pace”. Prima doveva essere fatto a San Martino, ma don Franco Semeraro, lungimirante, aveva già capito che la presenza dell’avvocato non sarebbe stata gradita a tanti suoi parrocchiani più moderati e così il gruppo si è indirizzato verso Palazzo Ducale. L’Amministrazione di Martina ha concesso patrocini a chiunque, senza entrare troppo nel merito, ma questa volta, questa politica molto leggera ha causato un gravissimo danno all’immagine della città. Non è la prima volta infatti che il fondatore del partito politico “Popolo della famiglia” ha suscitato polemiche. Anzi, possiamo dire, considerando solo quello che è successo in Puglia, a Monopoli, a Bari, a Maglie (dove la concessione del patrocinio comunale aveva causato le stesse polemiche che a Martina Franca) che i suoi eventi vanno bene solo quando viene contestato. Iniziative che, dietro la strumentalizzazione dell’immagine dei bambini, sono utili per vendere i suoi libri o fare propaganda politica per il suo movimento politico. Ecco un altro motivo per il quale la giunta avrebbe potuto essere meno “liberal” e approfondire l’argomento. Bastava un “no, grazie, ci siamo sbagliati” e tutto si sarebbe risolto. Invece non solo i manifesti dell’iniziativa sono stati appesi anche in luoghi dove non dovrebbero, anche nelle scuole (e qui ci chiediamo chi vigila sull’educazione dei ragazzi), ma avevano già il logo del comune prima che venisse concesso.
La situazione, ovviamente, ha assunto la connotazione di “guerra di religione” con due schieramenti contrapposti. Da un lato la società civile di Martina Franca, intellettuali e scrittori, dall’altra un gruppo di ultra-fedeli che al motto di “la libertà di espressione è per tutti”, fa finta di non comprendere che i valori del 25 aprile sono in netta contrapposizione con quelli espressi dalle parole di Amato. Anzi, alcuni suoi sostenitori, sulla sua fanpage, hanno addirittura utilizzato termini spregiativi nei confronti dell’ANPI e dei partigiani, arrivando a paragonarli all’ISIS. Ecco chi ci stiamo portando in casa:
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