Polizia di Ostuni scopre a Carovigno un nascondiglio di auto rubate: arrestati 3 pregiudicati

Prosegue l’attività di controllo del territorio da parte del personale del Commissariato di P.S. di Ostuni, diretto dal Commissario Capo Gianni ALBANO:

Nell’ambito delle direttive rese dal Questore di Brindisi, Dottor Roberto GENTILE, finalizzate alla prevenzione e repressione dei reati in generale ed, in special modo, di quelli che ledono ed offendono la persona ed il patrimonio, nei giorni scorsi, gli investigatori del Commissariato della Città Bianca, all’esito di specifica e complessa operazione volta alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio, in  agro di Carovigno, c.da Catanzani, procedevano all’arresto di 3 pregiudicati del posto.

I 3, identificati per L.P., classe 1972,  L.N., classe 1996 e  L.S., classe 1995, tutti censiti in Banca Dati SDI per reati contro il patrimonio ed, gli ultimi 2, anche in materia di spaccio di sostanze stupefacenti, dovranno rispondere, in concorso di volontà di azione tra loro, dei reati di RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE e RICETTAZIONE di un’autovettura modello SUV, provento di furto, giustappunto recuperata.

Il L.P., inoltre, anche del reato di MINACCIA GRAVE A PUBBLICO UFFICIALE.

Il rinvenimento e sequestro del SUV rubato segue la scia investigativa dell’inseguimento che, alcuni giorni addietro, sempre personale del Commissariato effettuava in contrada Pantanagianni nei confronti di un pick-up, immediatamente seguito da un Fiat Doblò appena rubato e, snche in quella occasione, come si ricorderà, recuperato dagli Agenti, dopo un impegnativo inseguimento nella notte.

DI SEGUITO, I FATTI DAI QUALI È SCATURITO L’ARRESTO DEI NOMINATI IN OGGETTO: nel corso di attività di pattugliamento e perlustrazione svolta in agro di Ostuni e nei limitrofi comuni, appositamente finalizzata alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio e di quelli aventi ad oggetto private autovetture, un equipaggio civetta del Commissariato, transitando in c.da Catanzani, agro di Carovigno, scorgeva all’ingresso di un viale preceduto da cancello e che conduce ad un capannone che insiste in un appezzamento terriero abbandonato, sull’asfalto, alcune tracce di pneumatici ancora fresche.

Seguendo il sentiero tracciato dai segni delle gomme, si raggiungeva l’altezza dell’ingresso di un prefabbicato al cui interno, gli operanti notavano un’autovettura sospetta, risultata poi, da successivi accertamenti, provento di furto.

Mentre gli investigatori svolgevano gli accertamenti sul  mezzo nascosto, trovandosi in un contesto operativo particolare, si predisponevano per ogni genere di azione, non potendosi escludere il concreto rischio di agguati nei loro confronti.

A tal proposito, stando lo stato dei luoghi e le circostanti tenebre notturne, si occultava debitamente l’autovettura di servizio onde evitare di poter vanificare l’eventuale succesivo intervento e, nel contempo, si udivano dei rumori di autovetture che, via via lungo il sentiero che adduce al prefabbricato nominato, si avvicinavano. A quel punto, gli operatori, avendo intuito trattarsi verosimilmente dei manigoldi interessati all’autovettura “ingubbiata”, dopo aver celermente allertato altro personale, si nascondevano all’interno del prefabbricato, lungo il perimetro murario del quale insistono delle grate in ferro con le annesse fessure aperte, tali da consentirne la compiuta osservazione all’esterno.

Ebbene, dapprima si notava sopraggiungere un’autovettura grigia, con due individui a bordo che, dopo essere giunta all’altezza dell’ingresso del prefabbricato/gubbia, effettuava un giro di perlustrazione e, con circospezione, invertiva il senso di marcia e si posizionava a circa 100 metri rispetto al predetto accesso, in sosta sul ciglio della strada, con gli occupanti che assumevano atteggiamento tipico da “palo”.

Tali movimenti e spostamenti venivano  nitidamente osservati dai poliziotti appostati e quanto percepito, veniva subito comunicato ad altro personale del Commissariato. Nel contempo, sopraggiungeva un’altra autovettura di colore bianco che, raggiunto anch’essa l’ingresso del sentiero che conduce al nascondiglio, lì rimaneva col motore accesso.

Dal lato passeggero discendeva un individuo poi identificato per l’odierno arrestato L.P. che, fortemente guardingo, velocemente percorreva il viale e raggiungeva, a piedi, la parte retrostante del prefabbricato ove, dopo un’attenta bonifica, sporgeva la sua sagoma attraverso le fessure delle grate allo scopo di verificare se vi fossero delle presenze all’interno. Sinceratosi del contrario, sempre con fare particolarmente oculato e guardandosi continuamente intorno, si introduceva repentinamente all’interno del prefabbricato, accedendovi attraverso il portone in ferro parzialmente aperto.

Una volta avvicinatosi all’autovettura “ingubbiata”, raggiunta dallo stesso sempre con estrema prudenza, ne apriva la portiera lato guida e si introduceva nell’abitacolo; nel mentre era intento ad avviare il motore dell’auto, i poliziotti in appostamento uscivano allo scoperto e, dopo essersi qualificati, intimavano a L.P. di desistere da quanto stava realizzando.

Lo stesso, in tutta risposta, aprendo con estrema forza e vigore lo sportello lato guida, lo sbatteva contro uno dei due Agenti, che, a causa del colpo subito, indietreggiava e ciò, quindi, consentiva al L.P. di uscire dall’abitacolo per darsi a precipitosa fuga.

Immediatamente raggiunto dai 2 poliziotti, ancora all’interno del prefabbricato, il L.P. continuava a porre in essere un’attiva e convinta resistenza fisica, spintonando ripetutamente i poliziotti e dimenandosi con estrema veemenza, agitando gli arti superiori e i rispettivi gomiti al fine di colpire gli operatori. L’inaudita violenza frapposta all’operato di polizia, costringeva il personale operante a dover ricorrere alle previste tecniche di contenimento onde poterlo assicurare in condizioni di sicurezza.

Nel contempo, l’altro poliziotto, uscito dal prefabbricato, sfruttando l’oscurità, raggiungeva l’auto  di colore bianco (da dove, poco prima, era disceso L.P.) nel tentativo di bloccare l’autista/complice che l’attendeva.

L’operatore di Polizia si poneva dinanzi all’utilitaria e, qualificatosi, intimava all’autista di spegnere il motore e scendere dall’auto. Per tutta risposta, l’autista ingranava la marcia e partiva a sostenuta velocità sulla stessa direttrice del poliziotto che, accortosi dell’imminente pericolo, desisteva dal frapporvisi tanto da essere costretto a “gettarsi” lateralmente sul terreno onde evitare di essere investito.

Il mezzo di colore bianco guadagnata l’uscita, si dava a precipitosa fuga, facendo perdere le sue tracce; notato l’accaduto, gli occupanti della prima autovettura con funzione di “palo”, partivano a folle velocità, nonostante il sopraggiungere di altra autovettura civetta del Commissariato ostunese che, mediante dispositivo acustico e luminoso, intimava l’Alt Polizia che, del tutto ignorato, portava gli occupanti della menzionata utilitaria grigia a realizzare una condotta di guida imperita e pericolosa finalizzata allo speronamento dell’autovettura civetta della Polizia, manovra che non riusciva ai 2 occupanti, solo ed sclusivamente, grazie alla perizia ed abilità di guida del poliziotto al volante dell’auto d’istituto.

Postisi all’immediato inseguimento del mezzo in fuga, dopo averlo tallonato e superato, si riusciva con non poche difficoltà a bloccarlo, prima che lo stesso potesse far perdere le proprie tracce nel centro cittadino ove era diretto, identificando gli occupanti per gli odierni arrestati L.N. (conducente, figlio di L.P.) e L.S. sul lato passeggero.

È bene sottolineare che l’autovettura condotta da L.N. veniva arrestata solo dopo essere riusciti a prelevare dall’interno dell’abitacolo, le chiavi di accensione motore. Contestualmente, sul luogo dell’operazione giungeva un terzo equipaggio del Commissariato ostunese che dava manforte alle attività in atto.

E’ opportuno, inoltre, soggiungere che, nel corso delle operazioni di rito presso il prefabbricato/gubbia, alla presenza dei poliziotti intervenuti, L.P., rivolgeva all’indirizzo di 2 operatori, le testuali frasi dal tenore gravemente minaccioso, pronunciate in stretto dialetto carovignese: “ tanto poi vi devo venire a prendere … ma non a voi, devo venire a prendere i vostri parenti…rincarando la dose, “bestemmiando i morti” all’indirizzo di 1 dei 2 operatori preso di mira.

All’atto del fermo e del controllo degli odierni arrestati, stante la flagranza di reato, gli stessi venivano, seduta stante, sottoposti a perquisizione personale e veicolare.

Nell’autovettura condotta da L.N., a riprova della circostanza che i quattro, ivi dunque compreso il conducente della macchina bianca datosi alla fuga, avessero programmato, di comune accordo, di andare a recuperare il SUV oggetto di furto, sottoposto a sequestro penale, veniva rinvenuto un partafogli contenente vari documenti personali di pertinenza del padre L.P., chiara indicazione che vi fosse evidente pregressa intesa tra gli arrestati.

All’esito dell’operazione di P.G. di cui innanzi, le evidenze probatorie acquisite nel corso delle stesse venivano portate compiutamente a conoscenza del P.M. di turno c/o la Procura della Repubblica del Tribunale di Brindisi, Dottor Milto Stefano DE NOZZA, il quale, preso atto delle risultanze d’indagine acquisite a carico dei nominati in oggetto, disponeva che gli stessi fossero tratti in arresto e sottoposti alla misura degli arresti domiciliari presso i rispettivi domicili, a disposizione della competente Autorità giudiziaria.

La complessa ed articolata operazione di polizia giudiziaria portata a termine dagli investigatori del Commissariato della Città Bianca, oltre a consentire il tempestivo recupero di un SUV nuovo di zecca e dall’elevato valore commerciale, prima che lo stesso potesse essere definitivamente perduto sul mercato nero della ricettazione, ha, altresì, consentito di assicurare alla giustizia i 3 pregiudicati locali con l’ulteriore acquisizione di importanti indizi e spunti investigativi che fanno sì che fortemente fervido sia il prosieguo delle investigazioni circa i sodalizi criminali del luogo dediti alla commissione di raid notturni, di vario genere e natura.

I servizi di controllo del territorio da parte del personale del Commissariato di P.S. di Ostuni, proseguiranno nell’ottica della sicurezza generale e secondo sempre più auspicate forme di collaborazione da parte della collettività che miri a far segnalare al numero di emergenza della Polizia di Stato denominato 113, ogni situazione dubbia e, in quanto tale, giudicata meritevole degli opportuni ed adeguati approfondimenti di competenza.

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