Quella appena iniziata è forse la settimana più importante da quando è iniziata l’emergenza coronavirus e non solo per quanto riguarda l’efficacia delle misure di contenimento del contagio ma anche dal punto di vista economico. Le festività pasquali sarebbero state infatti un volano molto importante per tutte le attività commerciali legate al turismo: bar, ristoranti, strutture ricettive (e tanti altri) continuano a soffrire la chiusura imposta dai vari DPCM che si sono susseguiti in queste settimane, una crisi aggravata dalle spese che un esercizio deve comunque sostenere.
La Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha svolto un’indagine sul settore turismo, con numeri tutt’altro che confortanti. Il 96% dei titolari considera insufficienti le misure governative, visto che servirebbe prima tutto liquidità immediata per coprire i mancati incassi, oltre all’annullamento dei tributi e all’erogazione di prestiti a lungo termine a tasso zero.
Come già detto la situazione presenta due risvolti negativi, collegati tra di loro: la chiusura non genera incassi ma i pagamenti e le scadenze si susseguono ugualmente. La principale preoccupazione degli imprenditori è quindi quella di avere liquidità per coprire stipendi, pagamenti ai fornitori, fitti e imposte. E proprio parlando di fitti la FIPE rileva che 4 locali in affitto su 5 non riescono a pagare regolarmente e il 23% ha chiesto la rinegoziazione o la sospensione.
Altro fattore di preoccupazione è quello legato alla riapertura: il 42,7% degli imprenditori stima che non si potrà riaprire prima di 2 mesi, il 31,7% pensa invece che si potrà riaprire a inizio maggio. Che si riapra tra 1 o 2 mesi, il 30% degli imprenditori pensa già che dovrà comunque ridurre il proprio personale.
La FIPE ha quindi richiesto che si possa riaprire il prima possibile con l’asporto (e non con la sola consegna a domicilio) nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, come già avviene ad esempio per panetterie e altre attività di generi alimentari.
“Le imprese del turismo stanno morendo giorno dopo giorno: senza un’iniezione immediata di liquidità, un aiuto economico significativo e una prospettiva circa il rientro al lavoro, perderemo una componente fondamentale e qualificante dell’offerta turistica del Paese, nonché della filiera agroalimentare e della nostra tradizione enogastronomica, oltre che della nostra storia”, dichiara il presidente della FIPE, Lino Enrico Stoppani, che oltre alle misure economiche insiste sulla riapertura degli esercizi in modalità asporto.
“Comprendiamo pienamente la situazione, ma non possiamo restare chiusi ad oltranza o moriremo tutti per crisi economica. Così come accade per tutti gli altri attori della filiera agroalimentare, deve essere garantita almeno la possibilità di vendita con modalità di asporto. Non la somministrazione sul posto ma, assieme al delivery, la vendita take away dei nostri prodotti. È solo un esempio, ma è indispensabile cominciare a ridare speranza, dignità e futuro a migliaia di imprenditori”, ha concluso Stoppani.
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