La Formula 1 è arrivata in Italia, nello storico circuito di Monza, il tempio della velocità. Un GP che Antonio Giovinazzi avrebbe voluto vivere diversamente, magari con una riconferma già in tasca e la serenità in testa e nel cuore.
Invece no. Il suo week end inizia nell’incertezza: “non mi hanno detto nulla”, ha risposto in conferenza stampa il pilota italiano a chi gli chiedeva del suo futuro. “Mi hanno solo detto dell’arrivo di Bottas”, ha poi concluso Giovinazzi.
Antonio si è presentato in conferenza stampa un po’ scuro in volto. Si percepisce nelle sue parole un po’ di frustrazione, ma anche determinazione. Concentrato sul suo lavoro sta cercando di smarcarsi da tutte le voci che lo coinvolgono, “se resto concentrato posso fare un altro buon risultato come a Zandvoort”, ha dichiarato. “Non è una decisione mia – riferendosi al contratto per il 2022 -, io posso solo dimostrare chi sono e quanto valgo. Voglio dare il massimo per sentirmi in pace con me stesso.”
Dicono che sia rimasto solo, c’è chi asserisce che Antonio nel paddock non abbia molti amici e che anche nella sua squadra c’è chi gli abbia voltato le spalle. È il pilota più “povero” in pista, Mazepin, tanto per fare un nome, guadagna quasi il doppio. Non ha mai chiesto un aumento, per lui l’importante è esserci, perché è quello che gli piace ed è quello che sa fare. È sempre stato uomo squadra, la cosa più difficile visto tutto quello che gli hanno fatto passare in questi 3 anni, ma non porta con sé grandi sponsor, ha sempre dovuto lottare per dimostrare il suo valore. A differenza di chi nel paddock può contare sui soldini di papà.
È, e resterà, un pilota Ferrari (confermato da Binotto come riserva per il prossimo anno) sta dimostrando in pista, nonostante la sfortuna e la monoposto poco, o sarebbe meglio dire quasi per nulla, competitiva che lui la F1 la merita per capacità. Una crescita costante, netta fino a superare Raikkonen, l’ultimo campione del mondo Ferrari. Eppure viene messo costantemente in discussione.
Vasseur, Team Principal della scuderia, colui che deciderà il futuro di Antonio, solo qualche giorno fa dichiarò che avrebbe preferito un pilota esperto da affiancare a Bottas, ma l’annuncio di Albon alla Williams evidentemente ha sorpreso anche lui. Ieri infatti è uscita un’altra sua dichiarazione che riapre le porte ad un possibile arrivo di un rookie. Già, perché ora si guarda ai soldi cinesi di Guanyu Zhou, pilota junior del team Alpine, attualmente in F2, che porterebbe alla scuderia sponsorizzazioni per circa 30 milioni di euro. Oppure a De Vries, non più giovanissimo pilota campione di Formula E, che avvicinerebbe il team di Hinwil alla Mercedes e ad un possibile accordo sulla Power Unit. Confusione, caos e poca coerenza. Le parole seguono l’odore dei soldi. Questa è la F1 che deve piacere ai giovani?
Poi ci sono quelli che dicono che la F1 è così, che i soldi son tutto e che se non hai alle spalle ricchissimi sponsor vuol dire che non la meriti. C’è chi dice che sia normale far spazio a qualcuno non più bravo di te, ma molto più ricco o con il papà giusto.
Per questo siamo un po’ tutti Antonio Giovinazzi. Siamo Giovinazzi quando troviamo ingiusto che sul posto di lavoro qualcuno raccomandato abbia dei privilegi che gli altri non hanno. Siamo Giovinazzi quando partecipiamo ad un concorso pubblico sapendo che quell’unico posto disponibile in realtà sia già stato assegnato all’amico dell’amico. Siamo Giovinazzi quando ci vediamo superati in fila alle Poste o dal macellaio, quando troviamo ingiusto che nostro figlio venga messo in panchina perché deve giocare il figlio del presidente o dell’allenatore, quando rispettiamo le regole anche se questo ci fa sembrare stupidi. Siamo Giovinazzi perché crediamo nel lavoro di squadra anche quando la squadra non crede in te. Siamo Giovinazzi quando veniamo giudicati per il lavoro di nostro padre, per il livello economico della nostra famiglia, quando non meritiamo le maestre migliori a scuola perché “prenotate” da coloro a cui viene concesso il potere di farlo.
Siamo Giovinazzi quando ci distruggono un sogno, quando ci dicono che siamo bravi, ma che non basta. Che per avere successo devi essere un po’ stronzo o figlio di qualcuno che conta.
Siamo Giovinazzi ogni volta che subiamo un’ingiustizia perché sostituirlo, a queste condizioni, lo sarebbe per davvero.
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