Sta facendo discutere in questi giorni, a seguito di un articolo pubblicato su “La Gazzetta del Mezzogiorno”, l’abolizione dei vincoli alle concessioni delle dune costiere da parte della Regione Puglia.
La Regione, con la manovra di bilancio a dicembre scorso, ha infatti eliminato i vincoli sulle concessioni demaniali dei cordoni dunali che potranno quindi rientrare nella gestione degli stabilimenti balneari. Il provvedimento che conteneva il divieto, in atto dal 2015 e fino alla fine del 2022, era stato inserito ai tempi del governo di Nichi Vendola, per proteggere alcuni elementi caratteristici del paesaggio, come falesie, macchia mediterranea e dune, per l’appunto.
Dalla Regione, come riportato nell’articolo della Gazzetta, fanno sapere che non si tratta di un dietrofront rispetto al provvedimento del 2015, voluto dal governo Vendola, ma una nuova possibilità per i cordoni dunali di essere protetti, dato che “i Comuni non hanno risorse e personale neanche per mantenerli puliti“. Quindi l’unico modo di garantire la manutenzione di quelle aree, secondo la Regione Puglia, è affidarle agli stessi concessionari dei lidi.
Proprio Vendola però ha criticato questa scelta della Regione definendola “una porcata“. “Il fatto che tolgano il vincolo per il bene delle dune – dice ancora
Vendola – credo sia un unicum nella storia degli atti amministrativi“.
La norma, che ha modificato l’articolo 14 della legge regionale 17/2015
eliminando le parole “cordoni dunali” dall’elenco delle aree in cui è vietato il rilascio delle concessioni demaniali, specifica che sulle dune sono possibili solo interventi compatibili con le Norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale (realizzazione di passerelle rimovibili e ristrutturazione
“degli edifici legittimamente esistenti e privi di valore identitario“) e comunque sottoposti ad autorizzazione.
Un provvedimento, insomma, preso per proteggere le stesse dune, che però ha suscitato indignazione tra gli esperti del settore.
“Come Ordine professionale – dichiara su LecceSette Giovanna Amedei, presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia (Org) – ci impegniamo a far pervenire all’Assessore regionale al bilancio con delega al demanio, Raffaele Piemontese, e ai suoi uffici un documento tecnico che evidenzi l’importanza dei sistemi dunali e della loro conservazione strettamente legati ad altri ecosistemi quali gli ambienti umidi retrodunali, le lagune ed i laghi costieri, le praterie di Posidonia oceanica, tutti ecosistemi che, oltre alla funzione strettamente ecologica, hanno notevole valore economico, diretto ed indiretto, e soprattutto paesaggistico. Oggi le dune, che ricordiamo essere il risultato di lenti processi di accumulo ad opera del vento e delle sabbie trasportate dalle correnti marine lungo costa – ambienti di estremo valore geomorfologico, paesaggistico, naturalistico ed ecologico, rappresentano già ambienti relittuali poiché la stragrande maggioranza di esse sono state smantellate per contribuire allo sviluppo urbanistico/turistico dei territori. E le poche !sopravvissute! sono tuttora minacciate dall’azione antropica e dall’erosione dei litorali che, secondo l’ultimo rapporto Spiagge di Legambiente, in Puglia è aumentata di cinque volte nell’arco di 30 anni”.
Anche Michele Lastilla, direttore del Parco delle Dune costiere, ha voluto dire la sua sempre attraverso le pagine della Gazzetta: “La situazione andrà approfondita – dice il direttore del Parco che comprende quasi 8 km di cordoni dunali tra Ostuni e Fasano -. La norma approvata a dicembre dice una cosa un po’ diversa da quello che il vicepresidente Piemontese ha spiegato alla ‘Gazzetta’. Capisco l’esigenza di Piemontese, ma le dune sono beni comune da tutelare. Se le diamo a privati, viene messo in discussione un principio inderogabile di tutela, che potrebbe portare a un allargamento delle maglie. Mi chiedo, se andiamo avanti a colpi di deroghe, a cosa servono i 14 parchi che abbiamo istituito in Puglia. E mi chiedo anche con chi sia stata discussa questa norma, non certamente con noi».
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