Riprende il percorso unitario dei comuni della Valle d’Itria, che dopo una breve fase di stasi, sembra ritrovare nei nuovi sindaci dei comuni di Martina Franca, Alberobello, Cisternino e Locorotondo un nuovo slancio.
È il sindaco di Martina Franca, Gianfranco Palmisano, durante il convegno sui vitigni autoctoni organizzato dalla Pro Loco di Locorotondo, a ribadire la necessità di unità: “Abbiamo perso troppo tempo” spiega Palmisano, “Dobbiamo creare un’unica testa per guidare il nostro bellissimo territorio”.
Al sindaco di Martina fa eco il sindaco di Alberobello, Francesco De Carlo, che incalza: “Dobbiamo istituzionalizzare l’unione, siamo un’unica famiglia”.
Non è la prima volta che si tenta un percorso unitario tra i comuni della Valle d’Itria, ma ogni volta dopo l’entusiasmo iniziale, grovigli burocratici, pigrizie, rendite di posizione, rendono difficile il proseguimento. La Valle d’Itria istituzionale ha un assetto variabile a seconda del progetto e non deve sorprendere (o anche sì) che sotto al cappello del nome itriano si trovino comuni costieri, come Fasano o Monopoli, oppure, viceversa, che alcuni comuni della Valle decidano di intraprendere altri percorsi. Ostuni fa parte della Valle d’Itria? E Ceglie? E Noci? Secondo la definizione geografica, che si basa sul bacino orografico della Valle i comuni che possono fregiarsi del titolo sono solo Martina, Locorotondo e Cisternino, ma questo escluderebbe Alberobello, capitale dei trulli, simbolo iconico della Valle.
Al percorso istituzionale, del quale si faranno carico i sindaci, occorre lavorare su una definizione definitiva di Valle d’Itria, fondata su motivazioni storiche, economiche, culturali e sociali, oltre che geografiche. Una definizione che determini i confini di una identità nella quale i cittadini già – da tempo – si identificano, e che le Istituzioni faticano a trasformare in realtà.
Sarà questa la volta buona?
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